uno dei due è l'altro

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domenica 5 febbraio 2017

Sun Ra. Tempesta di fuoco sul palco



LeRoj Jones conobbe Sun Ra per strada o forse in un caffè “all’inizio degli anni Sessanta, quando Sun Ra cominciava a socializzare con la vita del Village”. Jones che abitava al Village da sette anni, era diventato una figura chiave della scena letteraria e politica di downtown e aveva appena vinto un Obie Award con la sua opera teatrale Dutchman. Tra i primi paladini ed esegeti del new jazz, come molti altri provava uno scetticismo istintivo nei confronti di Sun Ra: lo vedeva come un “furbacchione modernista”, ma presto imparò ad ammirarne sia la profonda conoscenza della storia e dei traguardi raggiunti dalle civiltà nere, sia la musica.

Ra era così all’avanguardia perché possedeva l’autentica consapevolezza dell’artista rivoluzioniario intellettuale afroamericano” 
 




La poesia di Jones viene sempre discussa in termini del suo rapporto con i beat e i poeti newyorkesi degli anni Cinquanta, poi rinnegati in favore di Césaire e Langston Hughes, ma fra le sue tacite influenze c’era anche Sun Ra. Lo si nota nelle allusioni storiche di Jones, nel tono e nella musicalità dell’enunciazione, nel senso dell’importanza del linguaggio e nella consapevolezza delle possibilità offerte della parola parlata contrapposta a quella scritta, dello scardinamento dei segreti fonetici sepolti all’interno della parola stampata. La lezione di Sun Ra è visibile già nella poesia “Black Dada Nihilusm”, che evoca il neoplatonismo (e ne fa oggetto di giochi di parole) per gettare le basi delle arti nere, e nella vena romantica che vede uomini e donne di colore come una razza dalle possibilità sconfinate.

In “Meanings of Nationalism” un saggio saggio della raccolta Raise Race Rays Raze (l’influenza di Sun Ra non potrebbe essere più evidente), Jones parla dei libri che l’amico gli ha dato in prestito:

Studia la storia dell’antico Egitto. La transizione da Nero a Bianco. Capovolta è la storia d’America. L’America che ha sempre preso a modello (segreto) l’antico Egitto. Poichè fortissima ha subito l’influenza dei figli e delle figlie dell’antico Egitto. (Vedi Astrology Space Age Science riguardo a Banconota Americana e il suo simbolismo. Vedi God Wills the Negro […] & altri). L’antica razza dei giganti Neri ritorna in vita.




Dopo l’assassinio di Malcom X, il 21 febbraio 1965, Jones cambiò nome in Imamu Amiri Baraka e si trasferì ad Harlem per fondare il Black Arts Repertory Theater/School, con fondi di doppia provenienza: in parte da un concerto benefico che aveva organizzato il 28 marzo al Village Gate, con John Coltrane, Albert Ayler, Grachan Moncur III, Archie Sheep, Charles Tolliver, Cecil McBee e Sun Ra; in parte dal programma artistico-culturale della Operation Bootstrap, un’iniziativa collaterale dell HARYOU ACT, il primo provvedimento adottato da Lyndon Johnson nell’ambito della sua “Guerra alla Povertà” nel tentativo di fermare la violenza e le sommosse dopo la “lunga estate calda” del 1964.

L’arrivo delle Black Arts ad Harlem fu annunciato da una parata sulla Centoventicinquesima Strada con l’ Arkestra in tenuta di scena, i fratelli Ayler, Milford Graves e i seguaci dello Yoruba Temple capeggiata da Baba Oserjeman, un altro hipster di downtown materializzatosi a uptown in una nuova veste. Pur rimanendo a downtown, Sun Ra si presentava quasi ogni giorno nell’ufficio della Black Arts per pontificare a beneficio di chiunque volesse ascoltarlo. Come il South Side di Chicago, Harlem pullulava di orientamenti filosofici, religiosi e politici contrastanti: i garveyani, la Nation of Islam, i comunisti e naturalmente i cristiani, ma anche lo Yoruba Temple e i copti egiziani. Tutti questi gruppi si ritrovavano a dibattere di fronte all’ Hotel Theresa o alla libreria africana di Minchaux. E ancora una volta tra i protagonisti del movimento c’era Sun Ra.





Per i successivi tre mesi, la Black Arts inviò nel quartiere un gruppo di camion per presentare musica , danza, teatro, pittura e poesia all’interno di aree edificabili, cortili, parchi e in qualunque altro spazio disponibile. Finanziata dalla Black Arts, l’ Arkestra riuscì così ad aggiungere nuovi elementi per esibirsi nei giorni feriali, spesso con Sun Ra al nuovo organo solare (che produceva colori insieme ai suoni: blu carico e tonalità scure per le note basse, arancione e giallo per quelle alte). Più di chiunque altro, Baraka considerava intrinsecamente politica la natura spirituale e visionaria della musica di Ra:

Ciò di cui Trane parlava, e parla, ciò che intende Ra, la meta di Pharoah, è chiaramente un altro mondo. Nel quale noi siamo letteralmente (e ulteriormente) “liberi”

Benchè stessimo entrando in una fase profondamente nazionalistica”, ricordava Baraka, “Sun Ra la inquadrava in rapporto alla sua idea di angeli e demoni in azione. In altre parole, se essere bravi significava essere in sintonia con il pianeta, questo non andava bene, perciò insisteva a fare il demonio. Sun Ra aveva programmi più ambiziosi”.
[…]




Nel maggio 1966, l’Arkestra eseguì dal vivo le musiche per la prima di A Black Mass di Baraka al Proctor’s Theater di Newark. L’opera è liberamente ispirata alla storia scitta da Elijah Muhammad che racconta le vicende di Yacub, lo scienziato nero pazzo che in un atto di hybris crea la razza bianca. Nella rielaborazione di Baraka, tuttavia, assume particolare risalto lo smarrimento dell’impulso estetico, il che conduce non solo alla creazione del male e alla distruzione del luogo sacro dei maghi neri, ma anche alla violazione dello spirito dell’estetica nera. Esiliate nel gelido Nord, alla fine dell’opera, le bestie bianche si lanciano in mezzo al pubblico “baciando e leccando gli spettatori” e gridando “Io, bianco!”, mentre una voce fuori campo invoca la Jihad.

Seduta sul palco per l’intera durata della rappresentazione , l’Arkestra improvvisò la musica seguendo indicazioni scritte sul copione (“La musica può riempire la sala, crescendo, scendendo in picchiata all’improvviso, stridendo”, o “Musica alla Sun Ra di dimensioni strepitose”). Gli strumentisti ingaggiavano un botta e risposta con gli attori, con fraseggi e inflessioni che imitavano le voci umane. A un certo punto attori e musicisti canticchiavano all’unisono “The Satellites Are Spinning” .




A Black Mass mescolava la fantascienza alla mitologia musulmana, e per dirla con Larry Neal (sulla scia di Sun Ra) dimostrava al pubblico che “tutta la storia è una semplice versione mitologica personale” .

[…]

Sun Ra si era già fatto notare dopo l’arrivo a New York, ma in questa fase la sua musica stava conoscendo un mutamento davvero radicale. Le performance erano più lunghe, i ritmi più scatenati e complessi, e i solisti venivano incoraggiati a superarsi in ogni modo. Reduce da nove mesi di scuola di cinema in Svezia, Tommy Hunter rimase sbalordito da quanto l’Arkestra fosse cambiata:
Era come una tempesta di fuoco sul palco”





To Mr. Ra: Rest in Space
             ( Main, "Dry Stone Feed")
***

da: Space Is The Place – La Vita e La Musica di Sun Ra, di John F. Szwed (traduzione di Michele Piumini). Edizioni minimumfax 2013. 




 

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